Ci siamo passate tutte: neo-mamme alle prime armi e mamme di famiglie numerose. Non importa il nostro livello di esperienza, non appena ci arriva tra le braccia il corpicino caldo di un neonato comincia il bombardamento incessante di moniti. Bisogna allattarlo a domanda, no si deve farlo ogni quattro ore, i bebé vanno lasciati piangere per abituarli ad addormentarsi da soli, anzi no, non si deve mai lasciar piangere un bebé.
Giustamente confuse, le mamme all’estero si rivolgono agli esperti di puericultura che sfornano teorie e proficui manuali sui migliori parenting styles.
Le teorie degli esperti
Alcuni giornalisti sostengono che questa “dipendenza” dai manuali di puericultura sia dovuta al declino della famiglia allargata ed alla mancanza di supporto per le coppie di neogenitori. Qualunque sia il motivo, molti genitori all’estero si trovano perplessi di fronte alle varie, e spesso contradditorie, teorie parentali.
Anche i risultati delle nuove ricerche scientifiche non aiutano a semplificare la situazione: un articolo di qualche giorno fa riporta i risultati di una ricerca condotta dall’ università del North Texas, secondo cui i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) rimangono alti molto a lungo nei bebé che vengono lasciati piangere al momento della nanna ed addirittura ore dopo che i piccoli hanno smesso di piangere.
Il dibattito non si ferma mai, riacceso di recente dalla copertina – ritenuta da alcuni “scandalosa” – della rivista americana Time Magazine che mostra la blogger ventiseienne Jamie Lynne Grumet in piedi mentre allatta il figlio di 3 anni. L’immagine è accompagnata dal titolo a caratteri cubitali: “Are you Mum Enough?” (“Sei mamma abbastanza?”, un gioco di parole con la tipica frase da macho:“are you man enough?”, e cioè:“sei uomo abbastanza?”).
Attachment Parenting o Controlled Crying?
Da Tracy Hogg, supernanny delle star a Hollywood ed autrice del vendutissimo “The Baby Whisperer: How to Calm, Connect and Communicate with Your Baby”, alla veterana Penelope Leach, psicologa ed autrice del recente “The Essential First Year” in cui sostiene che lasciar piangere i piccoli per farli addormentare potrebbe danneggiarne il cervello, la scelta di manuali su come affrontare il nostro ruolo di genitori, soprattutto nei primi difficilissimi mesi, è infinita.
I due poli estremi sono rappresentati, da un lato, dalle teorie del guru dell’attaccamento parentale Dottor William Sears autore, insieme alla moglie Martha di oltre 40 libri di puericultura i cui principi fondamentali sono l’allattamento prolungato, il portare i piccoli stretti a sé con fasce, marsupi ed infine il co-sleeping (cioè dormire nello stesso letto con il proprio bebé).
All’estremo opposto si colloca la controversa sostenitrice della baby routine Gina Ford, nanny e puericultrice scozzese che ha venduto milioni di libri della collana “Contented Baby & Toddler”, in cui sostiene con fervore che la serenità di mamma e bambino si ottiene instaurando sin dalle primissime settimane una rigida routine di poppate, pisolini e sonno notturno. Al momento della nanna, i piccoli vanno abituati ad addormentarsi da soli tramite il metodo del pianto controllato.
Le sue teorie hanno avuto un tale successo in Inghilterra che le neomamme al parco chiedono prima il nome del bebé e poi, inevitabilmente, “is it a Gina Ford baby?”
Il suo tono perentorio ed il fatto che non abbia mai avuto figli lei stessa, le ha inimicato molte mamme che si ritrovano a chattare sul sito Mumsnet. Il dibattito, accesissimo, è degenerato al punto che Gina Ford ha fatto causa al sito web, richiedendone la chiusura (fortunatamente si è poi accontentata di una risoluzione extra-giudiziale).
Qual’ è la soluzione?
L’Inghilterra e l’America non sono gli unici paesi in cui i guru parentali prosperano e suscitano polemiche. In Svezia per esempio Anna Wahlgren, mamma di nove figli ed autrice del manuale “For the Love of Children”, è da decenni l’ autorità a cui si rivolgono migliaia di genitori per insegnare ai loro piccoli a dormire tutta la notte.
Anche in Italia si stanno diffondendo le traduzioni di vari libri su come inserire i piccoli in una routine ed abituarli alla nanna: “Fai la nanna senza lacrime” di Elizabeth Pantley, “Fate la nanna” di Eduardo Estivil, ispirato alle teorie del pediatra americano Richard Ferber.
La lista è infinita e demoralizzante, ma se la soluzione fosse molto più semplice? Se solo con un pizzico di pazienza, buonsenso e fiducia nel proprio istinto materno si potesse trovare il giusto equilibrio e lo stile genitoriale più adatto a noi ad ai nostri bambini?